I diverticoli sono delle piccole estroflessioni, una sorta di piccoli sacchetti, che si formano lungo le pareti del colon. Non essendoci una causa a cui ricondurre la loro formazione, possono essere di tipo:
- asintomatico;
- sintomatico, con segnali che inizialmente potrebbero lasciar presagire a malattie infiammatorie intestinali più gravi.
La diverticolosi, inoltre, pare sia molto più accentuata nel periodo estivo e anche nel periodo legato alla pandemia. Per quale ragione?
Il professor Giampiero Campanelli, responsabile di Day & Week Surgery – Chirurgia generale dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio e direttore dell’Hernia Center di Milano presso Casa di Cura La Madonnina, spiega come si riconoscono i diverticoli e come intervenire per evitarne una cattiva evoluzione.
Cosa sono i diverticoli
“Il termine diverticoli deriva dal latino diverticula, che erano quei locali, quegli slarghi che si aprivano lungo le vie romane per ristorare i visitatori. Allo stesso modo, i diverticoli del nostro corpo sono delle estroflessioni sacciformi, che si sviluppano verso l’esterno del lume, all’interno del colon, nello specifico del penultimo tratto, denominato sigma – spiega il prof. Campanelli -.
Sono create dalla mucosa, dalla sottomucosa, dalla sierosa.
Non avendo la protezione muscolare, sono molto molto sottili. Proprio per questa loro caratteristica di sottigliezza, sono molto più sensibili”.
Le cause dei diverticoli
A riguardo delle cause, il dottore avverte: “Attualmente, non esiste un nesso causa-effetto, nel senso che non c’è un alimento, un modo di vivere, un comportamento sbagliato o un vizio che possa dare origine ai diverticoli.
Quello che è certo è che esiste una familiarità: in linea di massima, se all’interno del nucleo familiare si è predisposti ad averli, è più probabile che anche le generazioni successive li svilupperanno”.
Fondamentalmente, i diverticoli sono dovuti a un problema di malformazione; non si creano per qualche motivo particolare e non ci sono fattori di rischio determinanti.
È necessario però tenere presente che la stragrande maggioranza della popolazione ne soffre senza nemmeno accorgersi e può conviverci senza problemi anche per tutta la vita.
Ciò che è importante e che va indagato, sono:
- i fattori di rischio per le complicanze dei diverticoli;
- l’evoluzione;
- il grado di peggioramento.
Il target di popolazione colpita da diverticolosi è molto trasversale, 40-60 anni, indistintamente tra uomini e donne.
La diagnosi di diverticolosi
“Come già detto – prosegue l’esperto – la maggior parte delle persone che soffre di diverticoli non avverte sintomi e la diagnosi arriva solitamente per caso attraverso, ad esempio:
- esami strumentali come una colonscopia di controllo (dopo i 50 anni);
- un clisma opaco.
Quando cominciano a comparire i sintomi, questi sono tra i più disparati e spesso vengono ricondotti a un banale disturbo da colon irritabile:
- stitichezza;
- dissenteria;
- spasmi;
- mal di pancia.
Senza ricorrere a un esame di approfondimento, il Medico di famiglia prescrive una determinata terapia specifica per il colon irritabile.
Un’altra patologia i cui sintomi nella fase iniziale sono molto simili a quelli dati dalla diverticolosi, è la malattia di Crohn che, insieme alla colite ulcerosa, fa parte della grande famiglia delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI).
Quando però queste terapie si rivelano fallimentari finalmente si arriva a un esame diagnostico fondamentale e accurato, che è la colonscopia”.
I sintomi della diverticolite
Il segnale inequivocabile che lascia presagire a un problema di diverticoli è il mal di pancia, soprattutto localizzato a sinistra, e la modalità con cui la persona va di corpo.
Il tipico scenario delle prime fasi della malattia è costituito da:
- piccoli crampi iniziali al lato sinistro;
- la volontà di andare di corpo e la sensazione di stare meglio dopo essersi scaricati;
- la possibilità di non riuscire a scaricarsi (tenesmo) e continuare ad avere coliche.
Le diverse fasi della diverticolosi
“Se la malattia progredisce, scoperta o latente, il passo successivo è capire se ci sono possibilità che questa possa esitare e in che modo – approfondisce il chirurgo -.
I diverticoli possono evolvere in 3 modi:
- episodi singoli, senza gravi conseguenze, che si risolvono attraverso una cura antibiotica;
- si crea un ristagno fecale all’interno delle sacche;
- si verifica una situazione di infiammazione dei diverticoli dovuta all’assunzione di sostanze irritanti (come, ad esempio, alcuni cibi)”.
In questi casi, si verificano:
- aumento della temperatura corporea;
- comparsa di un dolore importante e continuo nella parte sinistra della pancia;
- difficoltà nell’andare di corpo (tenesmo) con sensazione di pesantezza e gonfiore.
A questo punto, siamo già di fronte a un primo episodio di diverticolite e a una modifica della situazione che il più delle volte sfocia in un ricovero in ospedale.
Le complicanze della diverticolite
Quando questi episodi generano una consecutio di reazioni del tratto del colon interessato, caratterizzate da un ciclo vizioso di infiammazione-terapia-regressione continuo, la conseguenza è una cicatrizzazione e un irrigidimento del sigma, che si chiude, creando ulteriore difficoltà al transito delle feci.
Questo rappresenta un altro step ancora più avanzato e importante. Fra questi step ci può anche essere, soprattutto verso la fine, del sanguinamento a causa di questi episodi infiammatori e cicatriziali a ciclo continuo.
Contemporaneamente, il sigma continuando a chiudersi e a ispessirsi, esiterà in forme più gravi come:
- l’occlusione intestinale;
- la perforazione dei diverticoli, per cui il materiale fecale fuoriesce e si diffonde nella cavità addominale (peritonite stercorace). Quest’ultimo caso rappresenta un’emergenza assoluta”.
Il boom dei diverticoli nel post pandemia e in estate
Sicuramente, durante la pandemia, il cambio dell’alimentazione e dello stile di vita ha inciso enormemente su coloro che già soffrivano di diverticoli. Si è mangiato di più e male, eccedendo con cibi raffinati, grassi, speziati e irritanti.
Stessa cosa succede in estate: la tendenza a mangiare in maniera irregolare e meno naturale, esagerando con gli alcolici, bevande gassate e il fumo, ha influenzato negativamente la salute dei diverticoli andando a stimolare la mucosa intestinale (soprattutto l’intestino crasso). Tutto questo a discapito di frutta, verdura e legumi.
La dieta per la diverticolite
Come rimediare a tutto questo? “Personalmente, consiglierei di riequilibrare la nostra alimentazione e il nostro stile di vita reintroducendo nella dieta:
- fibre;
- frutta;
- verdura;
- molta acqua (almeno 2 litri al giorno).
Così si rendono le feci più morbide e adatte a passare nel sigma”, consiglia il dottore.
La cura
La terapia dei diverticoli dipende dal numero e dalla frequenza degli episodi:
- primo episodio: si procede con un trattamento conservativo di pulizia del tratto intestinale attraverso un antibiotico che impedisce il ristagno batterico quindi l’infiammazione. Può essere inoltre una terapia di mantenimento, che i pazienti devono assumere anche per tutta la vita;
- dal secondo episodio: in caso di diverticolite frequente, quindi uno stadio più avanzato che richiede un ricovero (dai 3 ai 7 giorni), c’è bisogno di una terapia importante.
Intanto si osserva un periodo di digiuno, con:
- nutrizione parenterale (per via venosa);
- antibiotici per via endovenosa;
- antisecretivi cioè farmaci che vadano a inibire la produzione di secrezioni gastriche (che possono essere aggressive);
- antispastici per il dolore;
- antinfiammatori.
Quindi tutta una serie di medicinali che vanno a limitare l’episodio diverticolitico e quindi di riportare tutto nella norma. Il più delle volte si riesce a risolvere il problema senza il bisogno di intervenire chirurgicamente, almeno in questa prima fase iniziale.
L’operazione
“La tendenza, oggi come oggi, è quella, già a partire dal secondo episodio, di andare a eliminare il tratto malato – illustra il chirurgo -.
La conseguenza del non procedere è il verificarsi delle situazioni estreme sopracitate come l’occlusione intestinale o la perforazione intestinale, vere e proprie emergenze che potrebbero sfociare in un intervento altamente invalidante, cioè la colostomia (esclusione del tratto leso dalla perforazione o dalla stenosi e inserimento temporaneamente di un sacchetto esterno per la raccolta delle feci). A seguito di questo intervento, si lascia riposare per 3-5 mesi e, se è possibile, si ricongiungono i due tratti di intestino”.
Come prevenire la diverticolite
“Nell’ambito della prevenzione dei diverticoli, l’obiettivo principale è quello di evitare le fasi acute (e gli interventi più demolitivi, come la colostomia), cioè dopo il primo e il secondo episodio”, conclude Campanelli.
Intervento in laparoscopia
A questo proposito, esiste un intervento preventivo eccezionalmente efficace, l’asportazione del tratto malato in laparoscopia. Questa procedura presenta numerosi vantaggi, in termini di efficacia, come:
- mininvasività;
- senza tagli (no ferita chirurgica);
- no sanguinamento;
- decorso operatorio più veloce (meno dolo).
Si effettua in anestesia generale e si può tornare a casa dopo 3-4 giorni”.
La maggior parte della popolazione convive con i diverticoli senza problemi ma, se diventano sintomatici, occorre rivolgersi ad uno specialista e curare la malattia.
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