La colonna vertebrale, impropriamente chiamata spina dorsale, è un complesso di 26 ossa chiamate vertebre in grado di assolvere tre funzioni essenziali:

  • sostegno,
  • protezione (preserva il midollo spinale che decorre al suo interno),
  • motoria (consente di muovere la testa e di piegare/ruotare il corpo).

A separare le singole vertebre sono presenti dischi morbidi riempiti di una sostanza gelatinosa; su questi dischi appoggiano le vertebre, che vengono così tenute in posizione.

Con il passare degli anni i dischi possono andare incontro a rottura o degenerazione e questo causa

  • la perdita della loro capacità di ammortizzazione
  • ed eventualmente la comparsa di mal di schiena.

Ernia del disco è il nome che viene dato a questo processo, che identifica quindi un danno al disco intervertebrale:

  • l’ernia, da un punto di vista generale, consiste nella fuoriuscita di un viscere dalla cavità che normalmente lo contiene,
  • la parola disco (talvolta usata in forma di aggettivo, discale), ne specifica il tipo.

Il disco va in altre parole incontro a uno spostamento che può causare un’irritazione dei nervi vicini, con la conseguente comparsa di dolore alla schiena e sciatalgia.

I sintomi principali con cui si manifesta l’ernia del disco sono:

  • mal di schiena (o al collo se trattasi di ernia cervicale)
  • dolore/formicolio al braccio o alla gamba (rispettivamente in caso di ernia cervicale o lombare),
  • intorpidimento o formicolio

In molti casi le ernie possono anche essere scoperte casualmente, durante esami svolti per altre ragioni, perché prive di sintomi.

La diagnosi avviene in genere attraverso una visita medica ed eventualmente esami di imaging; il trattamento, in molti casi non necessario, può prevedere

  • riposo,
  • farmaci antinfiammatori,
  • terapia fisica,
  • talvolta chirurgia.

 

Che differenza c’è tra protrusione ed ernia del disco? Si parla genericamente di discopatia quando si verifica un’alterazione dello spessore o della posizione dei dischi intervertebrali, ma in base alla modalità e alla gravità del danno possiamo distinguere due casi:

Protrusione discale: La protrusione è la forma più comune ed è causata dalla fuoriuscita del disco dal suo spazio naturale; il risultato è un dolore che spesso decorre lungo il nervo sciatico (nella parte posteriore della gamba), oppure lungo il nervo crurale (nella parte anteriore della coscia e a livello dell’inguine).

Ernia del disco (oggetto di questo articolo): Quando si verifica una rottura del disco, si assiste alla fuoriuscita del nucleo polposo contenuto, che invadendo le strutture limitrofe diventa causa di compressione delle radici nervose con conseguente comparsa di infiammazione e dolore.

Si può guarire spontaneamente dall’ernia del disco?

Premesso che un’ernia espulsa non può in alcun modo rientrare, e non è quindi possibile una guarigione spontanea dal punto di vista anatomico, un disco erniato generalmente migliora con un trattamento conservativo e non sempre è necessario ricorrere alla chirurgia.

La spiegazione a questa apparente contraddizione ci viene offerta da due diverse considerazioni:

  • il frammento espulso va incontro a fenomeni di evoluzione fisiologica di adattamento, in primis disidratandosi e perdendo così gran parte del volume, ma anche trovando una posizione e una conformazione più neutra nei confronti delle strutture adiacenti. Si tratta di un meccanismo che si verifica nei tre mesi successivi all’espulsione dell’ernia in circa tre casi su quattro, per questo motivo la tendenza attuale è sempre più orientata a un approccio conservativo nei primi mesi a seguito della diagnosi.
  • In caso di protrusione discale e presenza di una piccola ernia, l’aumento del tono muscolare della schiena che si può raggiungere attraverso un percorso di ginnastica e miglioramento della postura è in grado di permettere almeno una parziale regressione della protrusione.

Cause

La spina dorsale è composta da 24 ossa chiamate vertebre (26, se consideriamo nel conteggio anche sacro e coccige), impilate l’una sull’altra. Tra una vertebra e la successiva troviamo formazioni circolari di tessuto connettivo (cartilagine) chiamate dischi, caratterizzati da una sostanza gelatinosa interna (nucleo) e un involucro esterno più duro (anello); la loro funzione è quella di contribuire a mantenere la flessibilità necessaria a garantire la vasta gamma di movimenti possibili della schiena. Il midollo spinale consiste in un fascio di fibre nervose che attraverso la colonna vertebrale; queste fibre nervose collegano tutte le parti del corpo al cervello e permettono la trasmissione di segnali nervosi in entrambe le direzioni (dal cervello alla periferia e viceversa). L’ernia del disco si verifica quando l’involucro di tessuto connettivo si rompe, permettendo la fuoriuscita del nucleo. Il disco danneggiato può esercitare pressione su tutto il midollo spinale o su una singola fibra nervosa, nel punto in cui il nervo si allontana dal midollo spinale; questo significa che l’ernia del disco può causare dolore nella zona colpita (mal di schiena) e/o nell’area del corpo controllata dal nervo che subisce la pressione del nucleo. Non è sempre chiaro che cosa provochi la degenerazione e la rottura del disco, ma l’età è uno dei fattori più comuni; quando si invecchia i dischi iniziano a perdere il loro contenuto d’acqua (si disidratano), diventando meno flessibili e più soggetti a rottura.

Fattori di rischio

Diversi fattori vi rendono più suscettibili ad un’ernia discale:

  • Età. Le ernie del disco sono più comuni nella mezza età, soprattutto tra i 30 e i 50 anni, a causa della degenerazione legata all’invecchiamento dei dischi.
  • Ad essere colpiti sono gli uomini due volte di più rispetto alle donne.
  • Fumo. Fumare tabacco aumenta il rischio di ernia del disco, perché diminuisce i livelli di ossigeno nel sangue, privando i tessuti del corpo di nutrienti vitali e riducendo così l’elasticità del disco.
  • Il peso corporeo in eccessoè causa di stress supplementare sui dischi nella regione lombare.
  • Essere alti aumenta il rischio di ernia del disco. Gli uomini più alti di 180 centimetri e le donne più alte di 170 centimetri sembrano avere un rischio maggiore di soffrire di un’ernia discale.
  • Occupazioni che stirano la spina dorsale. Le persone con lavori impegnativi sul piano fisico hanno un maggiore rischio di problemi alla schiena. Sollevare, tirare, spingere, flettere lateralmente e ruotare ripetutamente la schiena può aumentare il rischio di ernia discale. Lavori che richiedono una prolungata posizione seduta o lo stare in piedi nella stessa posizione possono lo stesso aumentare il rischio di ernia del disco.
  • Una posizione seduta tenuta per lunghi periodi, per esempio durante la guida.
  • Pratica del sollevamento pesi.
  • Gravi lesioni e traumi alla schiena, come ad esempio una caduta o un incidente stradale.

Sintomi

Molti soggetti affetti da ernia del disco non manifestano alcun sintomo. Questo succede quando la parte di anello che si rompe è piccola e non causa pressione su nervi e midollo spinale. La maggior parte dei pazienti con ernia del disco soffre invece di un dolore avvertito su un unico lato del corpo, che inizia lentamente e che peggiora nel tempo. Il dolore tende ad aggravarsi nelle situazioni in cui si esercita pressione sul nervo, per esempio tossendo, starnutendo o quando ci si siede.

Quando presenti i sintomi possono variare anche in base alla localizzazione del disco interessato:

  1. Ernia del disco cervicale (collo):
  • dolore al collo durante il movimento,
  • intorpidimento o sensazione di formicolio a collo, spalla, braccio o mano,
  • debolezza muscolare, che può limitare la gamma di movimenti possibili.
  1. Ernia del disco lombare (parte bassa della schiena):
  • mal di schiena durante il movimento,
  • intorpidimento o sensazione di formicolio a schiena, natiche, genitali, gambe o piedi.

Quanto tempo prima di guarire? I tempi di recupero sono mediamente pari a circa 4-6 settimane, ma prima di valutare trattamenti invasivi (chirurgici) si aspettano fino a 6 mesi.

Quando chiamare il medico? In caso di comparsa di un dolore invalidante alla schiena si raccomanda di chiamare il medico per una valutazione, mentre se il dolore è forte, ma gestibile, in genere si consiglia di provare a valutare per qualche giorno come va, evitando un riposo assoluto che in caso di mal di schiena è spesso controproducente.

Se il dolore aumenta quando in posizione seduta, o quando si tossisce/starnutisce, è effettivamente possibile che un disco erniato potrebbe esserne la causa.

Rivolgetevi in Pronto Soccorso nel caso in cui:

  • venga perso il controllo di vescica o intestino.
  • il dolore aumenti anziché diminuire,
  • compaiano intorpidimento o debolezza in una o entrambe le gambe.

Un’ernia del disco (o più raramente un tumore spinale) può essere causa di compressione di alcune delle radici nervose a livello della spina dorsale e questa condizione, nota come sindrome della cauda equina, è rara ma potenzialmente invalidante. Per evitare complicazioni è quindi indispensabile un intervento chirurgico d’urgenza.

Diagnosi

In molti casi la diagnosi è possibile che venga formulata dal medico curante o dallo specialista attraverso la valutazione dei sintomi e della storia clinica (anamnesi); durante la visita il medico avrà poi la possibilità di verificare:

  • postura,
  • riflessi,
  • forza muscolare,
  • capacità di camminare,
  • sensazioni avvertite a livello degli arti.

Potrebbe poi procedere ad alcuni test ambulatoriali, tra cui:

  • Test di flessione della coscia a gamba tesa, in cui il paziente è sdraiato o seduto e il medico lentamente alza le gambe (una alla volta) per valutare se la manovra sia causa di dolore. Questo test è fatto per provocare un modesto allungamento dei nervi della spina dorsale che, che pressati da un disco, diventano causa di dolore e formicolio.
  • Pressione sul nervo, in cui il paziente piega dolcemente la testa in avanti e lateralmente, mentre il medico applica una lieve pressione. Anche in questo caso, se compaiono dolore e/o formicolio, è probabile che ci sia un disco che preme sul nervo.

Nella maggior parte dei casi non sono necessari ulteriori test perché i sintomi tendono a regredire e sparire entro un arco di tempo variabile da 1-3 mesi; se così non fosse si procederà a ulteriori approfondimenti per individuare l’esatta localizzazione dell’ernia del disco e valutare eventualmente la funzionalità nervosa.

Cura e terapia

Come alleviare il dolore?

Nella maggior parte dei casi i sintomi connessi all’ernia del disco miglioreranno lentamente attraverso il ricorso a:

  • esercizio fisico,
  • fisioterapia,

I tempi di recupero sono mediamente di 4-6 settimane, ma prima di valutare trattamenti invasivi si aspettano in genere fino a 3-6 mesi.

È importante precisare che, almeno nel caso delle patologie della colonna vertebrale, l’intensità del dolore non è necessariamente proporzionale alla gravità dell’ernia sottostante, quanto piuttosto con la specifica sede o con il grado di infiammazione nervosa sottostante; se infatti il fenomeno degenerativo interessa un canale che vede il passaggio di una radice nervosa (tipico è l’esempio del nervo sciatico), la sintomatologia sarà severa ed estesa anche alle gambe. Proprio per questa ragione una protrusione localizzata in una sede “sensibile” può essere associata a una maggior violenza dei sintomi rispetto a un’ernia. Anche alla luce di questa considerazione gli approcci terapeutici devono essere personalizzati in base al singolo caso e, seppur la chirurgia rimanga ad oggi il trattamento curativo e risolutivo per eccellenza, non sempre rappresenta la prima indicazione da proporre al paziente, riferendoci ovviamente a quel gruppo di soggetti in cui la terapia antidolorifica/antinfiammatoria farmacologica ha smesso di avere un soddisfacente rapporto rischio-beneficio.

Stile di vita attivo

È indispensabile che il paziente colpito da ernia del disco si mantenga per quanto possibile attivo, anche se soprattutto inizialmente può essere difficile; in caso di dolore grave potrebbe essere necessario l’osservazione di un assoluto riposo per i primi due giorni, tuttavia dopo questa fase è importante iniziare a muoversi appena possibile, per mantenere la mobilità della schiena e favorire così il recupero. Ovviamente il tutto va fatto con buon senso, assicurandosi che qualsiasi esercizio fisico sia delicato e non gravoso per la schiena: il nuoto è una forma ideale di esercizio, perché l’acqua supporta il peso del paziente, che evita di gravare sulle articolazioni. Il movimento e l’esercizio fisico contribuiranno anche a rafforzare i muscoli che inevitabilmente possono indebolirsi.

Vanno tassativamente evitate attività in grado di aggravare la condizione, come ad esempio:

  • sollevamento pesi,
  • restare seduti per periodi prolungati.

È normale avvertire dolore iniziando un movimento e non significa necessariamente che l’esercizio sia sbagliato, in genere infatti la sensazione andrà rapidamente a sparire permettendo così un incremento dell’attività.

Fisioterapia

Come parte del programma di riabilitazione si può fare riferimento a un fisioterapista, un professionista che fa uso di metodi fisici, come il massaggio e la manipolazione, e strumentali; sarà quindi in grado di assistere il paziente mantenendolo attivo, senza il rischio di esercizi errati che possano allungare tempi di recupero o aumentare il dolore.

Intervento e chirurgia

Il ricorso alla chirurgia è in genere necessario in circa un caso di ernia del disco su 10; a differenza del passato, quando si interveniva molto più rapidamente, l’intervento viene oggi preso in considerazione quando

  • ci sono evidenze certe di una grave compressione del nervo,
  • i sintomi non sono migliorati nonostante un approccio conservativo durato almeno 3-6 mesi,
  • ci sono difficoltà a camminare,
  • sono presenti sintomi molto gravi, come debolezza muscolare progressiva o un’alterazione della funzione della vescica.

Lo scopo della chirurgia è quello di ridurre la porzione di disco espulsa (discectomia) e può essere ottenuto attraverso diverse tecniche, di cui possiamo illustrare brevemente le più comuni.

Recupero e convalescenza

Per la maggior parte delle persone con sintomi gravi la chirurgia consente di alleviare significativamente i sintomi patiti; il recupero avviene in un tempo che va dalle due alle sei settimane, ma in una piccola percentuale di casi potrebbero essere necessari ulteriori interventi.

Le possibili complicazioni legate all’intervento, per quanto rare, includono:

  • infezione,
  • lesioni nervose e paralisi,
  • emorragia (sanguinamento grave),
  • temporanea disestesia (disturbo della sensibilità per cui vari stimoli provocano reazioni diverse dal normale).

 

 

FONTE:

 

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